FashionDolls

Posts written by solesya

  1. .
    L’industria del giocattolo e delle bambole in particolare ha avuto anche a Monselice nel corso del Novecento una serie di sviluppi interessanti e forse non a tutti noti. In questa sede proviamo a ripercorrerne alcune delle tappe principali. Per farlo abbiamo consultato, in particolare, il libro Bambole italiane – Guida per il collezionista di Piera Micheletti (edizioni Del Cerro, 1994) e l’articolo Sbaragliate dalla Barbie. Splendore e decadenza delle bambole di Monselice, contributo di Giuseppe Franchini per la rivista Terra e Storia anno V numero 9, gennaio-giugno 2016 (Cierre edizioni). Quest’ultimo nello specifico ci permette di riscoprire le vicende che hanno contraddistinto l’importante industria Bambole Franca, per la quale Franchini è stato a lungo responsabile della produzione.

    La bambola italiana: introduzione storica

    L’epoca d’oro delle bambole ha inizio nella seconda metà dell’Ottocento. Nel 1875-76, mentre i produttori francesi e tedeschi si contendono il primato qualitativo dei materiali utilizzati per la realizzazione delle bambole, a Canneto sull’Oglio, nel mantovano, vede la luce la prima bambola italiana, ad opera della Furga. Fatta di cartapesta dipinta di rosa, ha la testa composta da un miscuglio di stearina, formaldeide e gesso. Gli occhi, i capelli e un elastico che la tiene unita sono importati. Sul finire del secolo Furga avvia una produzione con teste in porcellana che arrivavano dalla Germania e venivano impiantate sui corpi in cartapesta o in legno. Al termine della Prima Guerra Mondiale l’azienda costruisce da sè teste in porcellana. Nel frattempo ad Arona, in provincia di Novara, apre i battenti la Ratti & Vallenzasca, che crea bambole con testa in porcellana. Negli anni Venti del Novecento emerge con forza la Lenci, che si fa strada sul mercato nazionale ed estero con bellissime bambole in feltro. Sorgono un po’ ovunque fabbriche di bambole in stoffa, oppure in cartone pressato ricoperto di stoffa, oppure con la testa in cartapesta o cartone pressato e il corpo in tessuto imbottito. Compaiono pure i primi bambolotti in celluloide e aumenta la produzione di bambole in composizione (cioè fatte mediante un mix di diversi materiali).

    Il Secondo Conflitto Mondiale determina un brusco stop. L’attività riprende alla fine delle ostilità, quando cominciano a circolare le bambole in polistirolo. A metà degli anni Cinquanta si aggiungono la produzione in polietilene e in vinile. Con la diffusione delle materie plastiche la bambola italiana si afferma in tutto il mondo. Le prime a essere esportate nell’immediato Dopoguerra sono le “damine”, che si possono acquistare o vincere alle fiere: grandi bambole vestite con abiti ampi ed eleganti, che in tante case trovano posto sui letti matrimoniali (a rappresentare la donna e il bambino uniti in un unico essere) e che i soldati di ritorno in patria portano come souvenir alle famiglie. L’avvento della tecnologia favorisce la nascita di nuovi modelli di bambola: quella che cammina e muove la testa, quella che parla, che respira, che piange, che si versa il latte in un bicchiere, che dà i baci, che cambia volto e molte altre. La produzione della bambola italiana si riduce sensibilmente alla fine degli anni Settanta a causa della concorrenza spagnola e poi nel decennio successivo per via della forte competizione del mercato orientale.



    Materiali e tecniche di costruzione: la bambola italiana in celluloide

    Tra i principali materiali naturali utilizzati negli anni per fabbricare bambole, ricordiamo la cartapesta, la porcellana, il biscuit, il tessuto, il cartone stampato, il gesso e la composizione (mix di sostanze, che ad esempio potevano essere terra, colla, farina, amido, pomice). Tra quelli sintetici, l’acetato di cellulosa, il polistirolo, il polietilene, il cloruro di polivinile e la celluloide. Su quest’ultima apriamo una breve parentesi. I produttori tedeschi, francesi, americani e giapponesi per un periodo ne fanno ampio uso, dando vita a bambole leggere, lavabili e infrangibili. In Italia questo materiale è invece meno impiegato. A Castiglione Olona, in provincia di Varese, dal 1849 tuttavia è attiva la ditta Mazzucchelli, rinominata nel 1907 Samco (Società Anonima Mazzucchelli). Opera nell’ambito della realizzazione di pettini e bottoni e nel 1890 avvia la lavorazione della celluloide. Nel 1924 proprio Silvio Mazzucchelli crea la Società italiana della celluloide, che in breve si trasforma in una delle maggiori produttrici europee di questo materiale.

    La prima fabbrica italiana di bambole in celluloide viene lanciata in quegli anni a Gazzada, a pochi chilometri di distanza: si chiama Inca e per circa un quarto di secolo, con 150 dipendenti, costituisce la più importante realtà di questo tipo nel nostro Paese. Nel 1948, sempre a Gazzada, Francesco Bardelli avvia una nuova fabbrica di bambole in celluloide, a cui affianca in seguito una linea di giocattoli. In base alle richieste dei clienti, Bardelli si serve di celluloide opaca o lucida, e la produzione si rivolge solo al mercato italiano. Le sue bambole, alte fino a 42 centimetri, portano un marchio a forma di cigno sul dorso. Alla fine degli anni Cinquanta l’imprenditore decide di passare al polistirolo prima e al polietilene poi. Nel tempo l’impiego di celluloide viene abbandonato da tutti a causa dell’alta infiammabilità del materiale.

    La produzione delle bambole a Monselice

    Nel 1924 Aldo Besutti apre in città una bottega per la fabbricazione di statuette di gesso e di giocattoli. Alle proprie dipendenze non ha che pochi operai, ma riesce a crescere a un buon ritmo affermandosi nel mercato locale e provinciale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, che ha comportato un comprensibile rallentamento, nel 1948 l’azienda può riprendere a lavorare a pieno regime. Nei difficili anni post conflitto, quando si iniziano a realizzare le prime bambole di gesso, la ditta Besutti, che prende il nome di Fisbi, si costruisce una solida base. Il figlio di Aldo, Cesarino, entrato nella fabbrica in giovanissima età, offre al padre una proficua collaborazione.

    In questo periodo altri si cimentano nel campo della fabbricazione della bambola: si tratta di venditori ambulanti e piccoli commercianti venuti dalle campagne, spesso privi di una reale preparazione tecnica. Nonostante ciò la produzione è molto elevata e il mercato locale e provinciale, ormai in significativa ripresa, recepisce con facilità i prodotti. Nasce anche la ditta di Fabiano Marinetti, che fornisce un contributo importante all’evoluzione del settore: nel luglio del 1950, infatti, vara alcune macchine per fare le teste delle bambole in materia plastica, mentre i corpi sono costituiti da un panno ripieno di segatura.

    Trascorre solo qualche anno e un certo Marzolani, che sin dal 1946 realizzava bambole di panno e di gesso, acquista dall’Athena di Piacenza un certo numero di corpi grezzi. Besutti reagisce stipulando con la stessa Athena un vantaggioso contratto e ottenendo l’esclusiva fornitura dei grezzi in plastica. Fabiano Marinetti, intanto, acquista nuove stampatrici, trasforma la sua impresa (la Fabian-Plastica) e rifornisce di corpi grezzi i vari artigiani della zona, che si occupano della confezione e spesso della vendita.

    Gli ambulanti di Solesino comprano notevoli quantitativi di bambole per poi rivenderle in tutta Italia, accettando come pagamento ciò che viene loro dato: dal frumento al rame. A Monselice l’industria delle bambole conosce quindi un forte sviluppo. La produzione aumenta e i prezzi sono molto convenienti per via del basso costo della manodopera: vengono impiegate ragazze apprendiste dai 14 ai 20 anni. Besutti, dal canto suo, acquista altre macchine per lo stampaggio, organizza in modo accurato la vendita, assume nuovo personale e raggiunge nel 1957 il ciclo completo di lavorazione, dallo stampaggio allo scatolificio, dalla sartoria alla confezione. Adesso tutte le bambole costruite nella città della Rocca sono in plastica, materiale che conferisce loro maggior leggerezza e contemporaneamente maggior consistenza. Esse superano così le frontiere della penisola: sono molto richieste dall’America dal Sud e dall’Europa centro-occidentale, in particolare dalla Germania.

    Nel Dopoguerra a Monselice è stata aperta anche un’altra fabbrica, quella dei fratelli Toffano, destinata a progredire e a guadagnarsi grande prestigio per la cura, la bellezza e la qualità della produzione. I Toffano cominciano l’attività nel 1948, seguendo di persona la confezione e la vendita di bambole in gesso. I loro prodotti saranno esportati in tutto il mondo. Estremamente significativa, inoltre, l’industria allestita da Franca Cascadan e diretta dal fratello Franco, che in brevissimo tempo riesce a raggiungere una produzione di centinaia dei bambole al giorno.

    Tante le piccole aziende come quelle di Margutti, di Visentin, di Martini Clara e altre che si limitano alla confezione ed alla vendita dei grezzi acquistati dalla Fabian-plastica e dalla Fisbi. Anche queste commissionano il lavoro a domicilio, una soluzione vantaggiosa per le ditte perché evita un impegno immediato di capitale per l’acquisto delle macchine da cucire e l’allestimento di apposite sale. Con il passare degli anni l’artigianato delle bambole va incontro alla modernizzazione e a una sempre maggiore industrializzazione, che conduce a un considerevole incremento della produzione e alla riduzione dei costi. La Fisbi, per esempio, arriva a realizzare ben due bambole al minuto e il suo fondatore nell’agosto 1959 corona i successi ottenuti ricevendo una prestigiosa onorificenza. Sul mercato i prodotti monselicensi si fanno apprezzare per la perfezione, la cura e il buon gusto delle rifiniture.

    Le Bambole Franca

    L’inizio della produzione delle Bambole Franca risale al 29 dicembre 1956 e si deve all’intraprendenza di Franca Cascadan: è lei a confezionare i primi vestiti per le bambole che compra dalla ditta Athena di Piacenza. Le si affiancherà come socio nel 1961 il fratello Franco. La prima dirigerà le operazioni di abbigliamento e rifinitura delle bambole, il secondo seguirà la commercializzazione e la direzione dell’impresa. La nascente ditta “Effe Bambole Franca” ha lo scopo di realizzare bambole di basso costo e grandi dimensioni, con abiti colorati in grado di catturare subito l’attenzione. L’azienda si rivolge al mercato delle lotterie, dei bazar, delle fiere e delle sagre, che sta attraversando una fase positiva in Italia e all’estero, specie in Germania e nei Paesi nordici.

    La materia prima, molto economica, è il polistirolo grigio, di seconda scelta o anche recupero di scarti. Questo materiale, stampato in due parti, viene incollato, raschiato nelle giunture e verniciato di rosa. I capelli, in origine costituiti da fili di lana o di fibra Mohair incollati sulle teste delle bambole, sono fatti in seguito con il rayon, che permette di dare vita a maestose pettinature in stile ottocentesco. Anche i vestiti, creati usando tessuti appariscenti quali il taffettà e il tùlle, presentano uno stile antico: gonne molto ampie, piene di colori, pizzi, merletti. Per crearli ci si serve di macchine da cucire piane con l’aggiunta di qualche accessorio appositamente predisposto. Per il taglio ci sono taglierine elettriche a nastro e a mano. I macchinari più importanti, ingombranti e costosi sono però le macchine a iniezione e a soffiaggio, necessarie per dare vita alle teste, agli arti e ai busti per le differenti misure di bambole (da 50 a 90 centimetri). Non manca inoltre l’impianto di verniciatura a spruzzo, dotato di cabine di aspirazione.

    Alla fine degli anni Cinquanta l’impresa di Franca Cascadan dà lavoro a più di 30 operaie, quasi esclusivamente ragazze del posto che hanno da poco terminato la scuola dell’obbligo. Le giovani tagliano gli abiti, li confezionano, truccano il volto delle bambole, incollano e pettinano i capelli, controllano le finiture e inscatolano il prodotto pronto per essere spedito. Nei primi anni Sessanta l’azienda compra anche le macchine per lo stampaggio in proprio della plastica, per cui comincia la produzione a iniezione e a soffiaggio di tutti i particolari delle bambole. Vengono assunti 15 operai maschi impegnati in due turni di otto ore. Le cose sembrano funzionare piuttosto bene e negli anni seguenti la manodopera, soprattutto quella femminile, raddoppia. L’attività produttiva migliora e vengono inventate la “Bambola che chiama la mamma” e la “Damina camminante”. È un tecnico locale, Guido Bosello, a costruire gli stampi per il meccanismo “camminante” custodito nel busto e a brevettare la “Camminante a mano”. La bambola, cioè, adesso è accompagnata per mano dalla bambina, che le insegna a muovere i passi. Nel giro di qualche anno essa riesce persino a spostare la testa a destra e a sinistra durante la camminata.

    In questo periodo in Veneto si sviluppano il turismo balneare e il campeggio: si avvia quindi la produzione di sedie, sdraio, lettini non più impagliati ma rivestiti in plastica, capaci di resistere alle intemperie. Parallelamente si fa strada a Monselice anche la fabbricazione di ombrelloni. Il business dura però pochi anni ed emerge la necessità di svoltare su altre produzioni simili per continuare a impiegare i macchinari. L’Industria Meccanica Arredamenti Camping (Imac) comincia perciò a realizzare nei propri capannoni giocattoli, tricicli, biciclettine, automobiline a pedali, accessori per le bambole.

    A metà degli anni Sessanta i vertici della Franca riconoscono l’esigenza di inserirsi in altri mercati (grandi magazzini, grossisti e dettaglianti qualificati), i quali richiedono maggiore qualità e ricercatezza nei materiali, nelle finiture e nella presentazione del prodotto. Su una superficie di circa 50 mila metri quadrati in zona industriale vengono allora costruite due grandi fabbriche e all’insegna dello slogan “Bambole nuove per tempi nuovi” prende il via il nuovo corso. Da altre ditte si assumono un responsabile del trucco e della pettinatura delle bambole e un responsabile della produzione con compiti di coordinamento generale. Importante è poi la funzione dello scultore, che è chiamato a modellare le espressioni sulla base dei desideri della clientela.
    L’azienda ricerca personale femminile in tutto il circondario: Arquà Petrarca, Pernumia, Tribano, Pozzonovo, Solesino. Si va al lavoro in bicicletta, in motorino o in automobile. Inoltre una corriera da cinquanta posti messa a disposizione dalla ditta va a prendere i lavoratori della zona di San Pietro Viminario, Conselve, Arre, Candiana, Pontecasale, Pontelongo; un’altra serve Ospedaletto Euganeo, Saletto, Megliadino San Vitale e San Fidenzio. Gli occupati arrivano presto a quota 400, in prevalenza donne. Monselice si trasforma così in una delle capitali del “distretto della bambola”: le sue fabbriche danno lavoro a oltre 1200 persone (qualcuno ipotizza addirittura 3000 in totale, comprendendo gli operatori a domicilio e i laboratori conto terzi). I prodotti sono controllati, atossici e certificati con il marchio “Giocattoli sicuri”, e si diffondono nella penisola e all’estero.

    Si lavora anche 48 ore settimanali, come previsto dal contratto dell’epoca: in seguito l’orario sarà ridotto a 44 e a 40. Un ruolo rilevante lo svolge chiaramente la pubblicità, che contribuisce a far conoscere le bambole monselicensi e la città stessa. Alcuni prodotti diventano personaggi della tv: Maga Maghella, ispirata a Raffaella Carrà, Fanella “gambe lunghe”, portata sotto i riflettori dall’attore comico Raffaele Pisu, e ancora Provolino, Graspin. Tutti realizzati da Bambole Franca. Una curiosità: le bambole create dalla ditta monselicense fino agli anni Settanta non vengono marcate; solo successivamente, con l’avvento della fortuna televisiva, sulla loro nuca compare la caratteristica “Effe”.

    Attorno alla metà degli anni Settanta il settore è attraversato dai primi problemi. L’Imac deve chiudere e le difficoltà coinvolgono anche la consorella Franca. Le produzioni delle bambole grandi, le “damine”, non hanno più il successo di una volta: al mercato costituito da fiere e sagre non interessano le migliorie apportate, la bella vestizione, le acconciature eleganti, la sicurezza. Si cerca un prodotto sempre grande, ma economico. La ditta decide allora di reinventarsi di nuovo, entrando nel campo dei peluches. I prodotti hanno le sembianze di cani, gatti, orsi e animali di vario genere, sono morbidi, piacevoli da coccolare. Rispondono bene i mercati tedeschi, nordici, francesi e poi anche italiani. La produzione di peluches è considerata da tanti artigiani del monselicense più agevole e redditizia rispetto alle bambole. Diverse piccole imprese si lanciano dunque nel settore. Il peluche si diffonde anche grazie alla tv, che inizia a trasmettere i Puffi: ben presto tutti cominciano a pagare le royalties e a produrre i personaggi di questa famosa serie.

    Al marzo-aprile 1980 risale una ricerca del professor Franza sul settore del giocattolo: in città sono presenti due grandi industrie (Effe e Fabianplastica), 250 artigiani di cui 18 aziende primarie, fra i 3000 e i 4000 lavoratori a domicilio. Franca conosce un’ulteriore fase di sviluppo: ha 97 dipendenti interni e una trentina di laboratori esterni per una produzione di sei-settemila pezzi giornalieri. La richiesta di Puffi nel giro di un paio d’anni però si esaurisce e inizia la crisi dei peluches. La Effe Bambole prova a reagire accapparrandosi due importanti personaggi televisivi: l’ape Maya e Misha, mascotte delle Olimpiadi di Mosca. Ma i Giochi patiscono le conseguenze del boicottaggio e neanche l’ape Maya raccoglie il successo auspicato. Con la produzione di bambole e peluches fini Franca riesce a salvare l’occupazione di gran parte dei suoi dipendenti, pur ricorrendo alla Cassa Integrazione.

    Le difficoltà, tuttavia, continuano: la liquidazione dei debiti della consociata Imac si ripercuote sulla Effe, costretta a cercare aiuti finanziari per sostenere la pur valida produzione. Mentre si susseguono indagini, relazioni e ipotesi d’intesa per provare a riportare la situazione in equilibrio, l’azienda non cessa di operare e anzi propone una nuova diversificazione della propria produzione: i cavalcabili, cavalli a dondolo. Questi sono differenziati in varie linee: prima infanzia (struttura a dondolo in plastica e corpo cavalcabile ricoperto in peluche), primi passi (struttura a dondolo in acciaio, soggetto in Pvc atossico e seduta rivestita in peluche), per grandicelli (struttura a dondolo in plastica, struttura portante in acciaio, seduta su cavallo, asino o cammello in peluche).

    Si sceglie poi di sfruttare la fama del Carnevale di Venezia, rispondendo alla necessità di avere costumi belli, adatti a ogni età e ovviamente sicuri per i bambini. Come accessori si realizzano parrucche e cappelli. Vengono prodotte inoltre con grande cura dei particolari le Maschere, tutte in Pvc atossico, ignifugo e inodore, riproduzioni derivate da antiche raffigurazioni artistico-teatrali del passato. Queste diversificazioni ottengono buoni risultati, ma non bastano. La crisi del settore è ormai generalizzata e colpisce l’intera Europa. La causa principale è la concorrenza dei Paesi orientali, in grado di produrre a costi bassissimi.

    Alcune aziende italiane, per restare competitive, si riforniscono già dall’Estremo Oriente. Altre hanno scelto strade diverse: la ditta americana Mattel Spa nei primi anni Settanta ha prelevato la parte produttiva della ditta Ratti e Vallenzasca per dare vita alla Barbie, in seguito riprodotta in Estremo Oriente a costi ridottissimi e rivenduta ovunque con profitti rilevanti. Il colpo di grazia per le imprese italiane giunge dai nostri stessi gruppi di grossisti e gruppi di dettaglianti che, per reggere l’urto della Barbie, monopolio esclusivo della Mattel, si organizzano per acquistare direttamente dai produttori di meccanismi. Questi, però, intanto si sono industrializzati per fabbricare ogni tipo di bambola da diffondere in tutta Europa.

    Le maggiori relatà produttive del giocattolo italiano sono obbligate prima a tagliare in maniera considerevole il personale e poi a chiudere. Tra queste, la Sebino cessa l’attività nel 1984, la Italo Cremona smette di realizzare bambole nel 1988. Lo stesso anno nel quale si interrompe la storica produzione di “Effe Bambole Franca”, con la quale dal 1965 al 1985 ha collaborato anche lo scultore veneto Giancarlo Milani.

    Bambole Cinzia

    Fra le numerose fabbriche di bambole che sorgono a Monselice nel Dopoguerra va citata anche la “Bambole Cinzia”, fondata da Renzo Zerbetto nel 1961. All’inizio produce bambole con corpo in cartapesta e in cartone, e arti e volto in gesso. Già dal 1962 i corpi sono in polistirolo, per passare al polietilene nel 1967 e al vinile negli anni Settanta. Si acquistano le varie parti, che vengono quindi assemblate e arricchite con occhi e capelli. L’abbigliamento maggiormente impiegato è quello della damina, ma ci sono anche la zingara, la ballerina, la majorette e la bambina. Le “Bambole Cinzia” raggiungono tutta Europa, l’America e il Canada.

    Ottavio e Giuseppe Toffano

    Nei primi anni Cinquanta all’ombra della Rocca lanciano un’azienda per la fabbricazione di bambole i fratelli Ottavio e Giuseppe Toffano. La ditta raggiunge l’apice delle proprie esportazioni tra il 1960 e il 1973 verso la Germania e il Portogallo. Il modello principale è quello della damina.

    Gabar – Bambole italiane

    Anche nel rodigino si sviluppa negli anni Cinquanta un’importante ditta che opera nel settore del giocattolo. Mario Giuriola muove i primi passi rilevando la “Cabar Sas”, che nel 1974 trasforma in “Gabar Srl”, spostandosi da Rovigo a Costa di Rovigo. Dagli anni Sessanta comincia la produzione in polistirolo, soprattutto di damine. Alla fine del decennio passa al polietilene e al vinile, e si allarga a tutti i tipi di bambole e bambolotti, anche meccanici. Tra i suoi modelli più graditi dal mercato Michela, che parla e cammina, e Marcellino, che si dondola su un seggiolone. L’azienda, che negli anni ha avuto centinaia di dipendenti, cessa l’attività nel 1992.

  2. .
    Hellooooooo carissima ....
    benritornata tra di noi ...

    La tua presentazione è completa ,hai detto tutto quello che volevamo sapere .. :1457163pl30613w0z.gif:

    Se hai tempo nella sezione "Collection" puoi mettere le foto delle tue bellissime dolls ..

    Le BJD ..le AMOOOOOOO ...appena vinco ..le prendo pure io

    A presto
  3. .
    Cosa fai di bello ? collezioni bambole ?
  4. .
    Ciao cara, tutto bene ?🌷🌷🌷🌷
  5. .
    Ciao Silva , benvenuta nel forum
    le dolls sono tutte bellissime ...hai una tua collezione ? non ho trovato la tua presentazione

    Per quanto rigurda l'acquiato, in Italia gli puoi trovare dai privati, invece su ebay dai rivenditori esteri .

    Se hai bisogno di altre info , chiedi pure

    A presto

  6. .
    :2184052xiupqcjsl3.gif:

    Benvenuta , come ti chiami ,cosa ci racconti di te ?
    Collezioni dolls ?

    Buon divertimento !!
  7. .




    Acufene, cause e rimedi



    Gli acufeni, che tormento. Chi ne soffre sente rumori fastidiosissimi, come fischi di treni, fruscii, crepitii, soffi. Rumori fantasma che non esistono, ma che gli torturano il cervello e lo spingono a provare qualsiasi cosa, dalla musica in cuffia a forti dosi di ansiolitici. E’ un disturbo che danneggia la qualità della vita, e che vede impotenti gli specialisti: «Si rassegni a convivere con questo disturbo», dicono spesso. Esiste un ricco mercato di terapie illusorie, di nessun effetto. E un paio di terapie palliative che hanno una certa efficacia, ma non sempre. Se si potesse individuare con certezza la causa degli acufeni, con grande probabilità si troverebbe anche una cura valida.

    Ora un passo avanti è stato compiuto da ricercatori dell’ Università di Pittsburg, negli Stati Uniti. Gli acufeni potrebbero essere dovuti a un disfunzionamento cellulare al livello del primo circuito midollare del nervo della coclea, l’orecchio interno. E appare promettente un farmaco anti-epilettico. Nell’ orecchio sono presenti molti canali, addetti alla funzione di udire. Ma l’ipotesi fatta dai ricercatori americani, anche se si tratta sempre di canali e di udito, si localizza questa volta nel midollo del nervo cocleare, in scala cellulare. Da questo nucleo cocleare passa obbligatoriamente tutta l’informazione che consente di udire.

    LA RICERCA SUI TOPI - Gli acufeni sarebbero lo sgradito risultato di una malattia dei canali potassici al livello del nucleo in questione. Si può curare, questa malattia? I ricercatori pensano che abbia efficacia un farmaco anti-epilettico che agisce sui canali del potassio, e per testarlo hanno fatto un esperimento su topi. I topi, dopo sedazione, sono stati sottoposti da un orecchio a un suono di 116 decibel, che corrisponde a una sirena d’ambulanza, per 45 minuti, la “soglia” conosciuta per provocare acufeni nel 50 per cento dei casi. Al fine di valutare l’efficacia dell’ antiepilettico, la retigabina, a una parte dei topi è stato somministrato sotto forma d’iniezioni durante l’esposizione sonora, a 30 minuti dalla sua fine e poi due volte per i 5 giorni seguenti. Sette giorni dopo l’inizio dell’ esperimento, i ricercatori hanno testato i topi per sapere se avevano o no sviluppato gli acufeni. Li hanno sottoposti a un suono continuo di 70 decibel, interrompendolo brevemente ogni tanto. I topi senza acufeni percepivano la pausa e si calmavano, mentre gli altri non si rendevano conto che il suono era cessato, e continuavano ad agitarsi. I ricercatori hanno constatato che i topi che avevano avuto il farmaco presentavano meno acufeni. Mentre non è stata una sorpresa che avessero sviluppato acufeni il 50 per cento dei topi non trattati.
    Soddisfatti gli autori dell’ esperimento: «E’ la prima volta – hanno detto – che le proprietà biofisiche di un canale del potassio sono collegate alla percezione di un suono-fantasma». Potrà servire a curare gli acufeni e anche a prevenirli. Come nel caso di persone, per esempio i militari, che per ragioni professionali sono sottoposte a forti intensità sonore.


    Acufeni - Erboristeria

    Curare gli Acufeni con le erbe


    Si definisce acufene un disturbo dell'udito caratterizzato dalla percezione di rumori di diversa entità, come per esempio ronzii, fischi, crepitii, fruscii ecc... Generalmente questi rumori vengono generati all'interno dell'apparato uditivo e la loro prima comparsa viene spesso sottovalutata, perché percepiti come rumori esterni.

    Piante medicinali ed integratori utili contro gli Acufeni


    Ginkgo

    www.my-personaltrainer.it/integrato...kgo-biloba.html



    Ballotta

    www.my-personaltrainer.it/benessere/ballota.html



    Actaea Racemosa


    http://rimediomeopatici.com/rimedi-omeopat...ctaea-racemosa/


    :1315871fvktm4xivs.gif:

  8. .
    :2184052xiupqcjsl3.gif:

    Benvenuta carissima Vera ,è un piacere conoscere una nuova Monster girl hahahahahah..pure io le adoro..mia figlia ne ha tantissime ..ed è un piacere sistemarle insieme a lei ..pure le Barbie ..wow ..ne abbiamo tantissime ..ci si diverte un mondo :)
    Leggo che hai tante passioni è meraviglioso :)

    Ti auguro buon divertimento sul forum

    kisses

    un abbraccio
  9. .


    Fondata nel 1968, KidKraft è un design con sede a Dallas e la società di sviluppo che crea giocattoli, articoli da regalo e articoli per arredamento sia per il proprio marchio KidKraft e private label.

    KidKraft produce case di bambola, cucine gioco, trenini in legno, mobili per bambini, e vari altri prodotti che sono graffette della industria del giocattolo.

    L'azienda produce anche un gran numero di pezzi di arredi interni ed esterni, tra scaffali, lettini, passo sgabelli, tavoli e sedie.

    KidKraft è un licenziatario di Harley-Davidson e Thomas & Friends prodotti.








    :8049032002_b1be4d7ff7_o.gif:

    Cucine









    :8049032002_b1be4d7ff7_o.gif:
  10. .
    Great ...accetta ..
  11. .
    :imagenenmovimiento1.gif:




    Yahoo firmato da Marissa Mayer non si ferma: dopo Tumblr arriva il restyle del sito di foto.
    Con 1 Tb di spazio gratis

    www.flickr.com/

    MILANO

    Un colpo a Tumblr e uno a Flickr. Verrebbe da parodiare così il vecchio adagio per adattarlo a quanto sta accadendo a Yahoo. Dopo l'acquisizione di Tumblr il i vertici dell'azienda col punto esclamativo, Guidati dal Ceo Marissa Mayer, hanno annunciato una serie di importanti novità per il sito di condivisione di fotografie. Nuovo look del sito, nuovo modello di business e nuova app per Android.

    DIMENSIONI E BIANCO

    Il primo grande cambiamento è quello che riguarda il design della pagina. Alle foto viene dato molto più spazio, mentre scompare molto bianco dalla pagina insieme alle liste interminabili di tag blu elettrico. Al di là dello spaesamento dovuto all'abitudine alle vecchie pagine, il nuovo disegno è molto più accattivante e più adeguato a un sito alimentato solo da immagini. I profili personali sono ora interamente occupati da foto di grandi dimensioni.
    Ottima, finalmente, anche la visualizzazione in slideshow delle foto.


    NUOVI PROFILI

    Altra grande novità è il nuovo modello di business pensato per Flickr.
    Tre le opzioni tra cui scegliere. Il profilo gratuito (Free), a cui e stato aggiunto molto spazio, fino a un archivio disponibile di 1 Terabyte, e aumentate anche le dimensioni massime delle foto caricate, 200MB. Un primo profilo a pagamento (AdFree) che in cambio di 50 dollari elimina ogni forma di pubblicità dalla pagina personale. Un secondo profilo a pagamento (Doublr) che per 500 dollari raddoppia lo spazio a disposizione portandolo a 2 Terabyte. Prima le possibilità erano solo due: gratis, ma con limitazione di 300 Megabyte al mese e solo le ultime 200 foto in mostra; e a 25 dollari per il profilo premium con spazio illimitato.


    1 TERABYTE

    L'enorme spazio regalato a tutti gli utenti è il cambiamento più apprezzato. Per avere un'idea di quanto grande sia un Terabyte (equivalente a mille Gigabyte) ci viene in soccorso la stessa Flickr che nella nuova homepage chiarisce che è abbastanza per farci stare più di 500mila foto ad alta risoluzione (lo standard è quello degli attuali smartphone, che ormai rappresentano la macchina fotografica digitale prefirita dagli utenti di Flickr, e cioè 6,5 Megabyte a immagine). Per chiarire ancora meglio è come caricare 1500 foto ad alta risoluzione al giorno per un anno, o una foto al giorno per quarant'anni.

    ANDROID


    La nuova app per sistema operativo mobile Android segue la stessa direzione del restyling del sito web. Molto spazio, anzi quasi tutto, alle immagini e un look rinnovato e molto gradevole. Ottima anche la lista dei contatti, sempre disponibile in un menù a tendina in alto a destra che offre la possibilità di navigazione – in orizzontale – per visualizzare le ultime immagini pubblicate dagli amici. Ora presumibilmente anche la app per iPhone e iPad distribuita a dicembre sarà aggiornata. Curioso e sintomatico che Marissa Mayer abbia scelto di comunicare le novità di Flickr, sull'account ufficiale di Yahoo su... Tumblr. Il rinnovamento è iniziato.




  12. .
    :631565aazt3y5ub7.gif:


    Ecco i semplici passi da rispettare per avere almeno una possibilità di salvare il tuo cellulare:

    1. Rimuovi il cellulare dall’acqua quanto prima possibile.

    2. Rimuovi IMMEDIATAMENTE la batteria e la carta sim.

    3. Asciugalo. Rimuovi quanta più acqua possibile, servendoti di panni e carta assorbente.
    Un’interessante scuola di pensiero suggerisce di immergere il telefono in alcool o acqua distillata.

    Questo perché a rovinare i circuiti del telefonino in genere non è l’acqua in sè, quanto i residui presenti nell’acqua (quella marina è la peggiore) che ossidano i contatti. Pare che l’alcool denaturato, quanto più puro possibile, sia la soluzione migliore, anche perché evapora velocemente.

    4. Lascia che il telefonino finisca di asciugarsi.
    Non farti prendere dalla tentazione di accendere il cellulare per vedere se funziona.
    Di solito è l’errore più grande, quello che decreta davvero la fine dell’apparecchio.
    Lascialo asciugare a lungo e accendilo solo quando credi che l’acqua sia evaporata completamente.

    5. L’ultima speranza.
    Se a questo punto il telefonino non dovesse funzionare, prova a inserire il caricabatterie dopo aver rimosso la batteria.
    Se il cellulare funziona, hai bisogno solo di una nuova batteria.


    :1315871fvktm4xivs.gif:
  13. .
    wow .-.-grazie Claudia ...
    siii sono bellissime .-.-vorrei vivere in quel mondo !!!
  14. .
    :631565aazt3y5ub7.gif:





    Un Samsung Galaxy S4 rugged presentato a breve..


    Samsung avrebbe confermato lo sviluppo di una variante rugged del Galaxy S4, ovvero resistente a urti, polvere e acqua. Dovrebbe esser presentata a breve.


    Il Samsung Galaxy S4 sta per debuttare nei negozi italiani con l’obiettivo di conquistare l’interesse dei consumatori grazie a un hardware potente e a nuove caratteristiche, che lo rendono un terminale migliore dell’apprezzatissimo Galaxy S3. Il gruppo sudcoreano ne starebbe però per presentare una variante rugged, ovvero costruita per offrire una ottimale protezione contro gli urti, l’acqua e la polvere.

    Secondo quanto si apprende su TechView, l’informazione è pervenuta durante l’evento di lancio del Galaxy S4 a Dubai, dove il presidente Young Soo Kim di Samsung Gulf Electronics ha confermato l’uscita dell’S4 in versione rugged entro i prossimi mesi. Il terminale verrà però presentato entro le prossime settimane e andrà a sfidare direttamente il Sony Xperia Z, attualmente il top di gamma per la categoria rugged.


    Il dispositivo sarà il primo della famiglia Galaxy a giungere nei negozi con caratteristiche di tipo rugged. Oltre alla resistenza agli urti, alla polvere e all’acqua, probabilmente non integrerà alcuna novità rispetto alla versione classica del Galaxy S4. Tuttavia, Samsung potrebbe avere in serbo qualche sorpresa per i propri consumatori, dunque non resta che attendere per saperne di più a riguardo.

    Si ricorda che il Samsung Galaxy S4 sfoggia un display da 5 pollici di tipo Super AMOLED e con risoluzione Full HD, una CPU a otto core Exynos 5 Octa, una fotocamera frontale da 2 megapixel e una posteriore con sensore da 13 megapixel. Sarà in vendita in Italia dalla fine di aprile al prezzo di 699 euro.




    :1315871fvktm4xivs.gif:
  15. .
    :631565aazt3y5ub7.gif:





    Samsung Galaxy S4: meglio aspettare a comprare tra prezzi e nuove versioni in arrivo

    Alcuni rivenditori online hanno già praticato sconti sul prezzo di listino di Samsung Galaxy S4. Da qui alle prossime settimane si potrebbe assistere a ulteriori ribassi. Ecco perché.


    Samsung Galaxy S4 ha raggiunto lo scaffale in Italia. I consumatori possono comprare Samsung Galaxy S4 presso i punti vendita delle grandi catene di distribuzione specializzata e degli operatori di telefonia mobile, nonché fare riferimento ai siti web degli stessi e ai rivenditori che operano esclusivamente online.


    Samsung Galaxy S4 è in vendita al prezzo di listino di 699 euro. La cifra è richiesta per la versione con capacità di archiviazione pari a 16GB, nella configurazione hardware GT-I9505, che prevede l’impiego del processore quad-core Qualcomm Snapdragon 600 a 1,9GHz affiancato dalla GPU Adreno 320.
    Già prima del debutto ufficiale sul mercato italiano, alcuni rivenditori online hanno attivato i canali per le prenotazioni e iniziato a praticare sconti. Grazie alle promozioni, è possibile acquistare Samsung Galaxy S4 risparmiando sino a 100 euro sul prezzo di listino. TechMania, infatti, propone Samsung Galaxy S4 al prezzo di 599 euro.


    Si ritiene sia meglio aspettare prima di mettere mano al portafogli per comprare Samsung Galaxy S4. E i motivi sono molteplici. In primo luogo, il fatto che non pochi rivenditori online abbiano confezionato offerte ben prima dell’uscita ufficiale di Samsung Galaxy S4 in Italia, suggerisce che da qui ai prossimi mesi si assisterà a ulteriori ribassi dei prezzi di vendita.

    In secondo luogo, i consumatori che guardano al processore Samsung Exynos 5 Octa a 1,6GHz sono chiamati ad attendere il debutto del modello GT-I9500 di Samsung Galaxy S4. Alcuni osservatori ipotizzano che detta variante non raggiungerà mai il mercato italiano. Tuttavia, vale la pena armarsi di pazienza per averne la certezza e anche per verificare se alcuni rivenditori online non inizino a breve a proporre Samsung Galaxy S4 GT-I9500.
    Si ricorda, per inciso, che i test di benchmark sinora effettuati hanno evidenziato la superiorità in termini di prestazioni del modello GT-I9500 rispetto al modello GT-I9505 di Samsung Galaxy S4.

    Si consiglia di aspettare prima di comprare Samsung Galaxy S4 perché potrebbero debuttare in Italia anche le versioni con capacità di archiviazione pari a 32GB e 64GB. In arrivo sembra esservi anche un altro modello di Samsung Galaxy S4, che dovrebbe essere caratterizzata dall’impiego di materiali resistenti all’acqua e alla polvere. Un Samsung Galaxy S4 rugged, su cui fare affidamento anche in condizioni ambientali poco favorevoli.

    more info

    http://www.techview.me/2013/04/ruggedized-...g-in-few-weeks/






    :1315871fvktm4xivs.gif:
2216 replies since 6/8/2009
.